40 anni dalla morte
di Dorothea Lange.
Quest'anno ricorre il quarantesimo
anniversario della morte di Dorothea Lange la grande fotografa americana di
origini tedesche.
Nata nel New Jersey alla fine del secolo scorso ( 1895 )
morirà di cancro nel 1965 prima di una retrospettiva al Museo di Arte Moderna di
New York. Le interpretazioni delle immagini da lei scattate sono influenzate da
un infanzia difficile e una poliomelite che le segnerà caratterialmente certe
sue decisioni nell'ambito esistenziale e lavorativo.
Difatti la scelta di diventare una reporter è dovuta al
fatto di una traccia profonda che era celata nel suo animo: questa particolare
sensibilità si riscontrerà in quasi tutta la sua professione dove i soggetti
preminenti saranno le persone umili, dignitose, bisognose e sofferenti, senza
alcuna ombra di pietismo....
All'inizio la Lange nel suo studio di San Francisco si
forma come ritrattista acuminando un suo stile che poi perfezionerà in esterno e
nei reportage neorealistici e di denuncia sociale.
Difatti l'inaspettata chiamata della Farm Security Administration e l'incredibile periodo legato alla Depressione americana
degl'anni Venti e Trenta, la porta a diventare una delle maggiori fotografe
della Storia insieme a Tina Modotti.
Sarà la chiave di svolta che la farà conoscere al grande
pubblico e che renderanno ineguagliabili alcune sue fotografie.
Dorothea Lange è sostanzialmente una eccellente e perfetta
documentarista, nonostante quello che si voglia dire, le sue immagini parlano
estremamente chiaro: con un obbiettivo attento, immediato, quasi fosse un "
terzo occhio molto riguardoso " che focalizza momenti irripetibili della
migrazione umana alla ricerca di un lavoro stabile e una condizione migliore
necessari per la sopravvivenza. Il suo sguardo fotografico è rivolto sopratutto
al mondo femminile e al loro ruolo nella società statunitense. Spesso le sue
foto non esaltano l'esteriorità o la bellezza dei soggetti, tralasciando così il
formale e ricercando un immagine che è spontanea, tipica del documentarismo e
dei frammenti di vita quotidiana in un contesto di unicità come lo era quell'
epoca.
Questa sua grande capacità di penetrazione, anche
psicologica, che nasce dall'intuizione del saper vedere e concepire con la
fantasia e che riproduce poi in bianco e nero, ha delle fondamenta nel
giornalismo per immagini.
Infatti, dopo la guerra lavorerà e viaggerà a lungo per
Life, l'importante rivista che ha fatto la sua forza espressiva giornalistica
nello scatto dei fotografi di quel periodo.
Ma la similitudine con il giornalismo la si ritrova anche
nelle descrizioni di penna, nel taglio netto e composto delle foto che l'autrice
rifilava in camera oscura e sopratutto nelle impressioni personali che la Lange
allegava alle stampe finali, tipico di chi vuole suggerire un avvenimento, un
episodio, un breve racconto della immagine.....l'essenza di un tessuto narrativo
e visivo...... Le sue fotografie sono senza tempo e vengono definite di "
scena ", ed è per questo che ispirarono nei loro lavori lo scrittore Steinbeck e
il regista John Ford.
Le scelte tematiche della Lange non sono mai state
grandemente ampliate nel corso della sua splendida carriera, ma forse era
proprio questa la totale bellezza della sua efficacia e della sua stilizzazione
estetica, che tradotte tecnicamente avevano un indirizzo sociale e antropologico
di vasto impatto visivo, le quali ancora oggi a distanza di quattro decenni
dalla sua scomparsa vengono considerate epiche e sopratutto eloquenti.
Gianluca Fiesoli, Firenze, Marzo 2005.
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Immagine:
Capanna, Dorothea Lange © - Tutti i diritti riservati.
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