Francis Wolff,
uno sguardo elegante sul Jazz.
Quentin Warren con l’ inconfondibile e
inseparabile coppola, un sudatissimo Elvin Jones alla batteria dopo le sessions,
un giovane e sorridente Dexter Gordon, Ornette Coleman con il piccolo figlio
Denardo che si diletta ai tamburi, Joe Henderson in chiaro scuro mentre la scia
del fumo di una sigaretta sale verso il suo viso, un assorto Bud Powell,
Paul Chambers abbracciato al contrabbasso come fosse la fidanzata, un acerbo ma
bellissimo Horace Silver con il ciuffo impomatato di gel mentre accorda il
pianoforte prima delle registrazioni di J. R Monterose e Don Cherry che corregge
una partitura musicale, Miles Davis pensieroso.........
Francis Wolff è stato uno dei più grandi fotografi di scena
e della musica Jazz, certamente superiore a Tim Motion e Terry Cryer. Tra il
1940 e il 1965 il riservato Frank per gli amici, scattò migliaia di fotografie
durante le registrazioni negli studi della Blue Note a New York e moltissime
sono state le “ cover “ dei dischi che vennero pubblicate dalla celebre casa
discografica.
La straordinarietà di Francis Wolff era quella di
essere specializzato
in una
ritrattistica eseguita rigorosamente in bianco e nero indirizzata alla
descrizione e la narrativa di un
mondo che gl' appassionati non potevano vedere, poiché le sedute in studio non
erano aperte al pubblico ma soltanto agl’addetti ai lavori.
Le sue immagini sono diverse da quelle riprese ai celebri
festival di Newport oppure di Montreaux, o nei club della Grande Mela degl’anni
Cinquanta e dal lato squisitamente tecnico questo simpatico tedesco, nato in
Germania all’inizio del Novecento, usufruiva spesso di un taglio fotografico che
segnò anche un particolare tipo di stile.
Non di rado i “ portraits “ avvenivano di lato al soggetto
e avevano una leggera inclinazione dal sotto, volutamente e non per limiti
tecnici, di composizione o di spazio. La scala dei grigi aveva una profondità di
toni molto intensa considerato le luci circostanti in cui operava, le pellicole
di quel tempo e le stesse macchine di medio formato che usava.
La stampa era quasi sempre in “ cool tone “, e cioè
sviluppata in tonalità fredde, in abbinamento con la superficie cartacea baritata in opaco, che le personalizzava e le rendeva uniche nel gioco dei
contrasti.
Un Fine Art nel vero senso della parola dove
spiccava un eleganza singolare. L' artista riusciva ad afferrare quella spontaneità che
il feeling del mondo del Jazz evocava con i sentimenti e le note musicali
diffuse, riuscendo così ad evidenziare le impercettibili differenze d’atmosfera
che si venivano a creare negli studios. Un clima di assoluta e collettiva
creatività, tutta finalizzata all' invenzione di un disco.
Francis Wolff quando era un ragazzo aveva studiato
fotografia e qualcuno sussurra che un suo desiderio era quello di diventare un
suonatore di Jazz, ma non aveva le capacità.
La sua vita conobbe anche qualche pagina rocambolesca
come quando il Nazismo stava tentando di occupare l' Europa. Nel 1939
riuscì a prendere una delle ultime navi che salpavano dalle coste del Mar Baltico verso gli
Stati Uniti e a scampare a quella che sarebbe stata una morte certa.
Per questo decise di fare il fotografo ma non è stato
un’ accomodamento o una deviazione per un mestiere mancato. Lo conferma il fatto che
senza le sue peculiari immagini la Blue Note Records forse non avrebbe venduto
così tanto.
In un genere musicale già di per sé difficile da
commerciare, le copertine, gl'inserti degl’album avevano certamente la sua
importanza, in qualità di veste grafica e d' illustrazione, ma anche sotto il
profilo strettamente culturale, mentre la concorrenza della Verve, Capitol, Decca e Pacific
Jazz era spietata.
Fondamentale risultò l' incontro con Alfred Lion, il quale diventò
Manager Producing dell'etichetta e che riuscì a ritrovare al suo arrivo
in America. Una salda e sincera amicizia, la quale era iniziata fin da bambino e
proseguì poi per tutta l' esistenza.
La carriera termina con il ritiro nel 1967
dello stesso Lion, che sostituirà a livello direttivo fino al 1971, anno
in cui morì per un improvviso attacco di cuore.
Francis Wolff è stato un testimone oculare e
fotografico di una delle più rilevanti forme artistiche dei nostri tempi.
Davanti ai suoi occhi sono passati tanti talenti e l'evoluzione del "
sound " che trasformò il Jazz in quel momento di
particolare transizione dal classico al moderno, lasciando in parte quei
tradizionalismi che lo avevano contraddistinto per diversi decenni.
Prima il Be Bop e il Cool Jazz, poi l’Hard Bop, per finire
al Free Jazz quella liberalizzazione atonale dove si elevava una ampiezza
insolita di virtuosismi unitamente ad una grande complessità ritmica. Una forza
espressiva anche contestata da alcuni critici musicali, i cui veri rappresentanti furono
Ornette Coleman e il talentuoso Eric Dolphy, talvolta accompagnata dai radicalismi politici e
razziali.
Gianluca Fiesoli, Novembre 2005.
J. Coltrane 1961 Joe Henderson
1963. B. Powell e
figlio 1958 B. Timmons 1960

Art Farmer 1957.
Ron Carter 1969.
Milt Hilton 1961.

Paul Chambers 1957.
Don Cherry 1965. T. Washington 1965

P. Joe Jones e Art Blakey 1958 Lee Morgan 1957 Dexter Gordon 1962
Le fotografie sono di proprietà di Francis Wolff e della
Blue Note Records ©. Tutti i diritti sono riservati.
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