Trent' anni fa moriva Herbert List.
Parlare di Herbert List è come dire un
figlio dell’ Italia, anche se il suo nome, ha tutti gl’accenti teutonici della
Germania. Ma il suo legame con il territorio italiano è sempre stato molto
intenso e lo dimostrano le sue fotografie, i suoi libri e i tanti viaggi che ha
effettuato.
Il fotografo amava le bellezze dello Stivale, ma in
particolar modo quell’ atmosfera mediterranea che cominciò a conoscere prima
come semplice curioso e poi nell’immediato dopoguerra immergendosi da interprete
culturale che descriveva nelle sue immagini, stimolando così una fervida
creatività unitamente allo spirito di osservazione.
Herbert List era nato da una famiglia borghese nel nord
della Germania, nel 1903, e di estrazione religiosa ebraica, quando il nuovo
secolo cominciava a prendere conformazione e una direzione di quella che sarebbe
stata dopo qualche decennio una sorprendente rivoluzione industriale,
indirizzata ad un repentino progresso.
Fin dai tempi dei primi apprendimenti la sua inclinazione
era votata verso l’arte ma scelse il liceo classico, su consiglio della famiglia
d’origine e per un maggiore approfondimento storico – letterario.
La collaborazione nell’azienda commerciale del padre dopo
la scuola gli consente di fare numerosi viaggi in Sudamerica, ma questo lavoro
non durerà molto poiché decide di dedicarsi a tempo pieno come fotografo e
pertanto si trasferisce a Parigi.
List non ha avuto un Maestro nel vero senso della parola e
stranamente i suoi inizi furono insoliti e completamente diversi da altri
artisti.
Le prime immagini sono delle estemporanee e strane
riproduzioni di nature morte, tese ad essere stilizzate, dove però si desumeva
una volontà di acquisire una fantasia la quale era ancora sommersa. Quando
divenne famoso queste sue immagini la critica le definì surrealismo e nuova
oggettività.
È una parte della sua vita molto formativa dal lato
professionale e lo dimostra il fatto che questa sua tendenza si amplierà in
altre branche esplicative della fotografia.
Nel periodo dell’anteguerra List compie il suo primo
lavoro: un incarico in Grecia a fianco del fotografo Gorge Huene, da cui uscirà
un personale libro “ Licht Uber Hellas “ basato sul passato della mitologia
greca e le sue forme, dove non viene quasi mai esaltata la figura umana.
La Grecia come l’Italia furono le due grande attrazioni di
Herbert List, le quali sfociarono nel desiderio di partecipazione alla vita di
questi paesi.
Terminata la pubblicazione non riuscì ad eludere
l’arruolamento militare e immediatamente dopo la fine del conflitto ritorna a
Monaco per fotografare la città distrutta. Comincia così un fervido periodo che
lo porterà a viaggiare nei Carabi e in Africa, la collaborazione con l’agenzia
Magnum, Epoca e altre testate giornalistiche di prestigio. Sul piano commerciale
è il periodo più fulgido del fotografo e sistematicamente alterna soggiorni in
Italia.
A cavallo degl’anni cinquanta e sessanta il nostro paese
esibisce una rinascente vitalità sociale e anche mondana: List si dedica a
compartimenti stagni nei suoi numerosi lavori, discendenti di un neorealismo
fotografico che assimila e riprende la corrente dei Maestri più noti come
Cartier Bresson.
Racconterà così in modo formale la vita della società nel
cuore di Roma, in particolar modo nel quartiere di Trastevere, tutti piccoli
eventi legati alla quotidianità fermandoli in momenti radicali come uno specchio
di un Italia rigogliosa.
In questo lavoro è chiaro l’ utilizzo di un mezzo meccanico
e ottiche più snelle, tutti elementi confacenti per una ripresa più dinamica.
Da qui il passaggio ai ritratti che saranno frutto di
profonde amicizie con noti personaggi culturali italiani.
Il fotografo grazie al suo impegno, alla stima che
riconosce a queste personalità e la conseguente ammirazione, riuscirà a
instaurare rapporti che lasceranno un segno indelebile nella sua professione.
Benedetto Croce, Marino Marini, Anna Magnani, Cesare
Zavattini, Vittorio De Sica, Pasolini, Morandi, De Chirico e tanti altri, spesso
ripresi nei loro studi o atelier.
La ritrattistica di List non è mai monumentale e
leggendaria, neanche particolarmente sontuosa sia dal lato puramente tecnico,
costruttivo e quello espressivo, ma bensì una derivazione che interpreta
sostanzialmente una galleria di personaggi che hanno delle affinità
intellettuali e di pensiero con le sue preferenze personali.
E proprio per questo nasce l’elaborazione di un progetto
che si concretizza in un libro con Vittorio De Sica: “ Napoli “, foto di scena
del film il “ Giudizio Universale “ e dell’amorevole e solidale relazione che
aveva il regista con questa città.
Ma la bellezza dei raffigurati umani non si ferma qui, con
esponenti della letteratura e dell’ arte: il fotografo è abile a contrapporre
sul piano oggettivo delle figure più semplici, gioiose e bambinesche, aristocratici in decadenza, anonimi
cantanti di matrimonio oppure un frate questuante, o il lacrimoso addio pregno
di dolore di alcune madri per la partenza dei loro ragazzi, i quali emigrano
Oltreoceano in cerca di fortuna o perlomeno di una stabilità lavorativa.
Sono scatti che esaltano la grande diversificazione visiva
di fronte al soggetto, ma anche alle tematiche, esponendo così
l’altra parte di un suo modo di scrutare tutto quello che era circostante.
Con l’avanzare degl’anni la passione della fotografia
subisce un lento declino e il suo ultimo lavoro fotografico s’incentra solamente
sulla vecchiaia e gl’ anziani.
Herbert List s’immedesima sensibilmente in quello che viene
definito il naturale tramonto dello spirito vitale, l’anteprima della dipartita. Sono foto
che destano malinconia, un bianconero maggiormente cupo che ha perso
in parte quei giochi di luce e delle ombre che hanno caratterizzato a lungo la
sua maturità artistica insieme alle geometrie e la duttilità. Le ultime
immagini della carriera sono essenzialmente un indagine sociale alla quale per certi versi il suo fisico e
la mente partecipano direttamente.
Qualche critico ha scritto che erano fotogrammi che
potevano essere risparmiati, intollerabili, ma se li analizziamo con estrema
attenzione ci si ritrova un po’ del carattere del fotografo, un impalpabile
inquietudine che lo ha accompagnato per tutto il suo percorso terreno.
Il cimitero monumentale di Milano, un vecchio piegato che
cammina appoggiato al bastone e totalmente preso dai suoi pensieri mentre si
dirige verso una necropoli a Lecce, una vedova, due uccelli uccisi e appiattiti
sulla parete di un’abitazione, ma soprattutto le tetre ecatombe del Chiostro dei
Cappuccini a Palermo, dove si disgiunge una rosa bianca, da sempre simbolo di
purezza e di vitalità, a contrastare con sarcasmo un immaginaria conversazione
verbale tra due mummie e violare allo stesso tempo una religiosità che si respira in
questi luoghi.
Non si sa se quel fiore il fotografo lo mise di proposito,
ma certo è che l’effetto metaforico è di forte impatto e rappresenta palesemente
la teatralità del cammino umano e innanzitutto quello che in noi, senza
eccezioni di sorta, ci trasformerà.
E’ il testamento che l’ esteta tedesco ci lascia,
poiché da questo momento abbandona la fotografia per sempre. Anche qui si
ritrova una similitudine con Henri Cartier Bresson, ma a differenza del compagno
di avventura creativa
il distacco nelle motivazioni è forse meno netto e per niente traumatico.
Negl’ultimi anni Herbert List è un visitatore di musei senza la fotocamera e con piacere
e saggezza ritorna a quello che fu il primo amore per l’arte, dedicandosi così
alla collezione e al riassesto dei disegni del barocco e del
manierismo, quell’orientamento pittorico che è stato anche uno dei tanti punti
di riferimento e fondamentali nel tragitto della fotografia contemporanea.
Muore a Monaco nel 1975.
Gianluca Fiesoli, Italia, 3 Dicembre
2005.
________________

Anna Magnani, 1951
De Chirico, 1951.
Vittorio de Sica, 1961.

Palermo, 1960
Napoli, 1959
Roma, 1953.
Fotografie di Herbert List ©.
|